Un piccolo estratto dall'articolo "La voce nel live" pubblicato nel 2010 su Backstage, a firma Gian Luca Cavallini.
Headset e lavalier
Headset e lavalier
![]() |
Pinocchio 2003: Pinocchio e Grillo Parlante con archetti custom |
Il primo headset usato in un tour musicale di rilievo appare nel 1979: una giovanissima Kate Bush, per il primo (e unico) tour, richiede fermamente di poter ballare e muoversi liberamente mentre canta; un giovane fonico scozzese, Gordon "Gungi" Paterson, all'inizio di una incredibile carriera, realizza un headset wireless custom. Dopo breve tempo vengono prodotti i primi sistemi commerciali, il resto è storia nota.
L'utilizzo di un microfono ad archetto, soprattutto per applicazioni live ad elevato volume, comporta notevoli difficoltà. Già a livello progettuale ci si scontra con esigenze di peso e dimensioni contenute che portano inevitabilmente a compromessi; uno su tutti, l'impossibilità di fornire un efficace filtro antipop per proteggere la capsula da fiato e consonanti esplosive. Nell'uso pratico, il primo problema è il corretto posizionamento, che va fatto tenendo conto delle caratteristiche facciali del cantante e, ovviamente, delle caratteristiche direttive del microfono.
![]() |
Pinocchio 2003: Gatto e Volpe con archetti custom |
![]() |
Pinocchio 2003: archetto custom |
La prima difficoltà con cui deve fare i conti il fonico, soprattutto se i radiomicrofoni in uso sono molti, è la gestione del “on-off” dei canali; gli attori/cantanti, infatti, sono sempre microfonati anche quando escono di scena, e non possono nemmeno spostarsi dal microfono per un colpo di tosse o una qualsiasi comunicazione di servizio. Per non parlare delle prove, in cui le inevitabili esigenze di interruzione e comunicazioni “fuori copione” possono facilmente creare una confusione notevole.
Anche la gestione della dinamica è solitamente problematica, e non solo per l'impossibilità da parte dei cantanti di autogestirsi la distanza dal microfono, ma anche perchè la posizione ravvicinata ma laterale della capsula (soprattutto se cardioide) spesso mette in evidenza differenze di livello importanti addirittura sui singli fonemi (spesso le vocali E, A, I, suonano più forte di quelle chiuse, e non è raro che anche singole consonanti come la Z possano risultare problematiche). Infine, spostandosi i microfoni sulla scena, cambiano i rientri; particolarmente critica, ad esempio, è la posizione ravvicinata di due o più persone microfonate, con conseguenti filtri a pettine, eliminabili soltanto con un gran movimento di fader battuta per battuta.
Nei rari casi in cui si amplifica l'opera (spettacolo in luogo inadeguato, tipicamente all'aperto in piazze di notevoli dimensioni), solitamente si sceglie di posizionare un lavalier sulla fronte, proprio al bordo dell'attaccatura dei capelli; anche con capsule omnidirezionali, il notevole volume tipico delle voci impostate e il bassissimo volume usato nel monitoraggio (solitamente si fa un semplice riporto incrociato, un filo di voce dei cantanti all'orchestra e viceversa) consente buoni risultati senza problemi di feedback.
Anche la gestione della dinamica è solitamente problematica, e non solo per l'impossibilità da parte dei cantanti di autogestirsi la distanza dal microfono, ma anche perchè la posizione ravvicinata ma laterale della capsula (soprattutto se cardioide) spesso mette in evidenza differenze di livello importanti addirittura sui singli fonemi (spesso le vocali E, A, I, suonano più forte di quelle chiuse, e non è raro che anche singole consonanti come la Z possano risultare problematiche). Infine, spostandosi i microfoni sulla scena, cambiano i rientri; particolarmente critica, ad esempio, è la posizione ravvicinata di due o più persone microfonate, con conseguenti filtri a pettine, eliminabili soltanto con un gran movimento di fader battuta per battuta.
![]() |
Pinocchio 2003: Geppetto e Lucignolo con archetti custom |
Problemi enormi, invece, si verificano sempre quando si decide di usare microfoni lavalier per l'amplificazione della voce parlata (convention, talk show). In questo caso il rapporto segnale/rientro è talmente sfavorevole che diventa necessario progettare un impianto di diffusione capillare, con linee di ritardo ogni quindici/venti metri.
*_*
RispondiEliminaenigmatico...
RispondiEliminaUtilissimo, grazie! Che modello è l'archetto nella foto col primo piano?
RispondiEliminaShure WL50 nastrato su archetto fatto a mano con acciaio armonico. :-)
RispondiElimina